Miracoli, fede e silenzi dell’Appennino
Tra i boschi e le pievi di Montepiano si conserva da secoli la leggenda del Beato Pietro, figura avvolta nel mistero e nella devozione popolare. La tradizione lo vuole eremita e taumaturgo, vissuto tra il XII e il XIII secolo, uomo di grande umiltà e fervore spirituale, che trovò rifugio proprio su questi monti, conducendo vita solitaria tra preghiera e penitenza.
Secondo la leggenda, Pietro giunse a Montepiano dopo aver lasciato una vita agiata, scegliendo la povertà come via di purificazione. Visse in una grotta nascosta nei boschi, probabilmente nei pressi dell’attuale Santuario della Madonna delle Nevi, e divenne presto noto per la sua saggezza e per i miracoli attribuiti alle sue preghiere: guarigioni, apparizioni, e perfino il dono della bilocazione.
Si racconta che una sorgente d’acqua limpida scaturì da una roccia al suo passaggio, divenendo luogo di ristoro per viandanti e pellegrini. Ancora oggi alcune fonti nei dintorni sono dette “del Beato”.
Dopo la sua morte, si dice che il corpo del Beato Pietro fu conteso da più comunità per il culto delle reliquie. Montepiano, però, ne avrebbe conservato lo spirito: la sua leggenda ha attraversato i secoli grazie alla trasmissione orale, ai canti popolari e alla devozione che, soprattutto un tempo, animava le rogazioni e le feste religiose del paese.
Il Beato Pietro è una figura di confine: tra storia e leggenda, tra terra e cielo, tra la concretezza del monte e la spiritualità che scorre ancora silenziosa nei boschi. Il suo nome resta inciso nella memoria locale, come una presenza discreta che veglia su Montepiano.